Il cammino del mago

Titolo: Base Hawksbill (Hawksbill Station).
Scrittore: Robert Silverberg.
Genere: fantascienza.
Editore: Mondadori.
Anno: 1968.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.


Avevo da anni a casa alcuni romanzi di Robert Silverberg che non avevo mai letto e che ho pensato di leggere ora.
Dopo Gli anni alieni, recensito di recente, è oggi il turno di Base Hawksbill, romanzo del 1968.

Il genere è la fantascienza, giacché di mezzo ci sono i viaggi nel tempo, anche se è forte la contaminazione con argomenti politici e sociali.

Ecco in grande sintesi la trama di Base Hawksbill: siamo in un prossimo futuro, nelle prime decadi del XXI secolo (ossia tra una decina d’anni da ora, ma circa sessant’anni da quanto fu scritto il romanzo), allorquando una rivoluzione abbatte i precedenti poteri degli Stati Uniti, portando al governo i cosiddetti sindacalisti, i quali tuttavia, nonostante gli iniziali proclami di libertà, divengono dei dittatori di stampo piuttosto totalitaristico, tanto che le dissidenze non sono tollerate.

Si forma così un gruppo di controrivoluzionari, che attende il momento di passare all’azione: tra di essi, Jim Barrett e Jack Bernstein, due ragazzi-giovani uomini che praticamente crescono all’interno del movimento, seppur prendendo in seguito direzioni del tutto opposte.
All’interno del movimento sta anche lo scienziato Edmond Hawksbill, impegnato in una ricerca sulla possibilità dei viaggi nel tempo.

Questo quanto alla premesse cronologiche dei fatti… che in realtà non vengono narrati in ordine cronologico, ma avendo come riferimento di partenza i tempi futuri in cui il viaggio nel tempo è già stato inventato e in cui molti dissidenti politici sono stati spediti nel periodo Cambriano, ancora prima che esistessero i dinosauri, come sorta di detenzione punitiva a vita, senza possibilità di ritorno al presente, giacché la teorizzazione dei viaggi nel tempo prevede solo che si possa andare indietro, e non avanti.

È proprio qua che conosciamo Barrett, ormai avanti con gli anni, mentre lo conosceremo da ragazzo in seguito, grazie a dei flashback che si alterneranno al “momento presente”.

Silverberg sa scrivere, questo già si sa, eppure, dal mio punto di vista, gli manca sempre qualcosa: vi è sempre un’idea interessante di fondo, nonché la capacità di tratteggiare personaggi credibili e appassionanti, però spesso manca qualcosa, o come profondità dello sfondo narrativo (per cui si vive quegli eventi e basta, senza una visione generale corposa dall’aria epica) o come conclusione degli eventi (per cui tutti finisce in una bolla di sapone, spesso in modo frettoloso e magari non troppo convincente, come se avesse fretta di terminare o non sapesse come sciogliere tutti i nodi creati). 

Anche Base Hawksbill rispetta questa mia sensazione, col romanzo che, non troppo lungo (circa 160 pagine) inizia bene, procede bene e, nel momento in cui dovrebbe culminare in qualcosa di risolutivo e/o brillante, si scioglie banalmente… proprio come era stato per Gli anni alieni.
Peraltro, devo dire che neanche il suo romanzo di fantascienza più famoso, L’uomo stocastico, mi aveva convinto in pieno, per cui credo che sia una cosa proprio strutturale dello scrittore (o del mio modo di percepirlo), piuttosto che eventi isolati.

Ad ogni modo, a breve avrò una conferma o una smentita, leggendomi Shadrach nella fornace, l’altro romanzo incluso nel volume dedicato a Robert Silverberg.

Fosco Del Nero


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Titolo: Vedopolis.
Autore: Maurizia Mancini.
Genere: gioco da tavolo.
Editore: Macro C'arte.
Anno: 2017.
Dove lo trovi: qui.


Normalmente su Libri e Romanzi capitano… beh, libri e romanzi, per l’appunto, ma già in passato è giunto anche qualcosa di diverso, come cd audio, o tarocchi.
Oggi è la volta di qualcos’altro ancora: un gioco di carte/gioco da tavolo intitolato Vedopolis, autrice Maurizia Mancini.

Il sottotitolo del gioco è il seguente: “Cambia visione. Trova la soluzione”. E poi anche: “Il gioco delle abilità visive che ti aiuta a cambiare prospettiva”. E se mi ci sono imbattuto è perché il gioco in questione si inserisce nel filone della crescita personale, filone come noto di mio interesse.

Il gioco è stato progettato per migliorare apprendimento, capacità d’osservazione, concentrazione, immaginazione, gestione spaziale, nonché le relazioni, e in questo senso si presta molto bene ad essere tanto un gioco per bambini quanto un gioco per adulti… e infatti l’età indicata va dai 4 ai 99 anni.
In tale direzione, esso presenta tre diversi livelli di difficoltà, cosa utile a tararsi alle diverse fasce d’età dei giocatori.

Non a caso l’autrice, Maurizia Mancini, si occupa professionalmente proprio di vista, di gestione dello spazio, di percezione e di creatività.
E il gioco si ispira alla metodologia del “ parquetry blocks”, uno strumento per il training visivo, l’analisi dei problemi, il miglioramento delle capacità motorie.

Insomma, mica poco, e anzi abbastanza per essere incuriositi da questo Vedopolis, gioco per due giocatori che già nella sua “trama” di fondo è ispirante, e ha anzi un che di esistenziale (e non a caso di mezzo c’è Macro Edizioni, la nota casa editrice che pubblica testi di crescita personale): la città di Vedopolis è in difficoltà. I sindaci dei due rioni, quello degli Spostati di Sopra e quello degli Spostati di Sotto, non sanno come reagire al fatto che gli abitanti dei loro rioni hanno smesso all'improvviso di capirsi. Addirittura un giorno, al mattino, una nebbia magica s’è levata sul fiume che divide i due rioni e ha fatto sparire il ponte che li univa. Da quel momento, gli Spostati di sopra e gli Spostati di sotto parlano due lingue diverse e vedono le cose in modo totalmente opposto, da cui l’esigenza di ritrovare armonia e serenità.

Non male come storia di partenza di un gioco da tavolo… 

Fosco Del Nero


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Titolo: Gli anni alieni (The alien years).
Scrittore: Robert Silverberg.
Genere: fantascienza.
Editore: Mondadori.
Anno: 1998.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.


Gli anni alieni è il terzo romanzo che recensisco di Robert Silverberg, autore assai noto e prolifico, ancora vivente, che ha iniziato a scrivere nel 1955, quando aveva 20 anni, e non ha mai smesso, anche se negli ultimi anni ha diradato le sue produzioni.

Tra i suoi romanzi più famosi, abbiamo L’uomo stocasticoShadrach nella fornaceAli della notte, ma va citato anche il Ciclo di Majipor, sua incursione nel fantasy… che poi è ciò cui si è dedicato di più nell’ultima fase della sua vita, nonostante altre opere sporadiche, come il recensito Pianeta senza scampo.

Anche Gli anni alieni ha goduto di una discreta fama, vediamo subito se meritata.
Intanto, preciso che, seppur lo recensisco come un unico romanzo, nell’edizione italiana è stato diviso in due libri dalla Mondadori… che evidentemente stava facendo pratica di suddivisione di romanzi prima di farlo in “grande” stile con Le cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin.

Nel complesso, il romanzo è lungo circa 500 pagine di formato ridotto, e propone una sorta di epopea lunga cinquantacinque anni: sarebbe a dire la resistenza umana di fronte all’invasione aliena.

E andiamo dunque alla trama de Gli anni alieni: un bel giorno numerose astronavi aliene scendono sulla Terra, non viste e non attese, e si piazzano sulle maggiori città (diciamo che l’incipit non è dei più originali). Gli alieni, chiamati Entità, sono tuttavia imperscrutabili: non dicono niente, non comunicano con l’uomo, non iniziano alcuna guerra, ma si limitano a portare avanti un loro disegno misterioso, utilizzando dapprima dei volontari umani come intermediari e come manodopera, e poi, sulla scia di alcuni attentati umani ai loro danni, costringendo con la forza sempre più numerose persone.
Ma sempre in modo misterioso, tanto che persino gli uomini a loro più vicini non hanno la minima idea dei loro scopi.

Ad ogni modo, dopo un po’ di tempo diviene chiaro che, per via della loro potenza enormemente più avanzata di quella umana, sono loro i nuovi padroni della Terra, e persino le varie resistenze dovranno far buon viso a cattivo gioco, e magari semplicemente attendere tempi migliori.

La resistenza che il romanzo segue è quella dei Carmichael, una famiglia di militari con a capo il Colonnello, uomo di grande forza e tempra morale, che, a seguito dell’invasione, organizza tutta la sua famiglia intorno a un ranch nel sud della California, non troppo lontano da Los Angeles, che peraltro è una delle sedi mondiali principali delle Entità.

Il romanzo segue così la storia della famiglia e dei suoi vari membri, generazione dopo generazione, generando un affresco piuttosto lungo e corposo tanto dei Carmichael quanto della situazione della Terra post-invasione.

Il tutto, devo dire, è piuttosto convincente e per larghi tratti interessante.
Ma non del tutto, e il romanzo non è privo di difetti: intanto, i personaggi sono molti, e spesso ci si perde nei loro nomi, anche perché le varie generazioni utilizzano spesso nomi di genitori e nonni, rendendo le cose a volte poco chiare per chi legge; in secondo luogo, non tutto convince a livello di scelte narrative (collaborazionisti, hacker, la stessa resistenza, etc); ma soprattutto, il finale dell’opera è ridicolo, e sembra una chiusura facile per carenza di voglia di andare avanti.

Raramente ho letto un libro con una distanza temporale tanto grande tra l'inizio della storia e la sua conclusione, e certamente l’epopea descritta nelle 500 pagine precedenti meritava qualcosa di meglio di un semplice colpo di spugna… così pure il lettore che si era letto quelle 500 pagine.

Certo, quelle centinaia di pagine sono scritte bene, e d’altronde Robert Silverberg non è il primo arrivato, ma un po’ la poca originalità della storia, un po’ la conclusione pacchiana e non credibile, un po’ una certa stanchezza che si trascina nelle pagine, generazione di Carmichael dopo generazione di Carmichael, impediscono a Gli anni alieni di ottenere una valutazione lusinghiera.

Fosco Del Nero


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